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venerdì 14 marzo 2014

Libia: Premier rimosso, e dopo?

Libia: Premier rimosso, e dopo?

Jurij Zinin New Oriental Outlook 14/03/2014
L’Ucraina oscura gli eventi in altre parti del mondo, tra cui Libia. La situazione è peggiorata ancora una volta per via delle dimissioni di Ali Zaydan, il secondo primo ministro nella storia della nuova Libia. Il parlamento ad interim della Libia (General National Congress) l’ha rimosso dal potere per l’incidente con una petroliera straniera nel porto di al-Sidra, nell’oriente della Libia. Questa petroliera da 234000 barili, “Morning Glory“, ha recentemente e illegalmente caricato petrolio usurpato dalla Guardia delle infrastrutture petrolifere che dall’estate 2013 controlla questo e altri due porti petroliferi della Libia. I gruppi guidati dall’ex-comandante ribelle I. Jadhran, vogliono strappare la regione petrolifera della Cirenaica al governo centrale e ottenere l’autonomia. Hanno bloccato gli impianti petroliferi con il pretesto di combattere “la corruzione delle autorità e per una distribuzione equa” della ricchezza nazionale. Perciò, la produzione della Libia di oro nero è scesa drasticamente (che raggiunse gli 1,5 milioni di barili sotto il regime precedente), le perdite per il Paese ammontano a 9 miliardi di dollari. Il governo di A. Zaydan ha pazientemente negoziato con i militanti, che puntavano a tutto decidendo d’esportare il petrolio della compagnia statale. I funzionari hanno minacciato di bombardare le petroliere se venivano caricate illegalmente. La petroliera “Morning Glory” è stata fermata dalle forze governative, ma poi è riuscita a fuggire dal porto entrando nelle acque internazionali. Ciò è stato percepito come una sfida da molti parlamentari, portando alle rapide dimissioni del premier Zaydan che ha lasciato il Paese recandosi in uno europeo nonostante l’ufficio del pubblico ministero gli abbia proibito di lasciare il Paese fino al termine di un’indagine sulla sua cattiva condotta finanziaria.
La storia con la petroliera ha messo fine alla carriera del Premier. In realtà, questa figura è condannata perché agli occhi di molti era responsabile delle continue violenze in Libia dal collasso delle strutture militari e di sicurezza, nell’autunno 2011. Il governo di Zaydan non è riuscito a ripristinare la sicurezza e ad imporre un blocco di potere ristabilendo l’ordine. Zaydan manovrava sempre, viaggiava in tutto il Paese chiedendo aiuto ai Paesi europei e agli Stati Uniti. L’occidente simpatizzava, incoraggiandolo e promettendo aiuto tecnico e organizzativo, assistenza nel recuperare militari addestrandoli per formare nuove forze. Ma era ostaggio di una situazione contraddittoria: da un lato, costretto ad affidarsi alle milizie regionali e tribali, e d’altra parte, doveva limitarne l’arbitrio e metterle sotto il controllo di militari professionisti. Era difficile aspettarsi qualcosa di diverso in Libia, date la debolezza dello Stato e il culto delle armi.
Il parlamento ad interim volle rimuoverlo più di una volta. Gli islamisti, che si sono ringalluzziti dopo il rovesciamento di Gheddafi, sono particolarmente zelanti. Partiti e organizzazioni dell’Islam politico sono stati legalizzati divenendo i più attivi nel Paese (anche in Parlamento). A. Zaydan, noto attivista per i diritti umani che ha vissuto in esilio in occidente per tre decenni, gli era inaccettabile. Gli eventi in Libia coincidono con il terzo anniversario della Risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, concernente l’introduzione della “no-fly zone” adottata il 17 marzo 2011. Due giorni dopo, senza tante cerimonie divenne il “bastone unilaterale” dei potenti attacchi aerei e bombardamenti della NATO che contribuirono a rovesciare il regime. Il Paese disintegrato ed esausto è retrocesso su molti aspetti, sprofondando nella palude del disordine che ha permesso ai militanti, trafficando a spese del popolo libico, di agire liberamente.
La petroliera straniera che ha illegalmente caricato petrolio, ha lasciato il porto libico ma sarebbe stato peggio se fosse stata bombardata dai libici irritati, il disastro ambientale sarebbe stato inevitabile nel Mediterraneo e avrebbe raggiunto l’Europa. Il ministro della Difesa è stato temporaneamente nominato al posto di Zaydan. Secondo notizie recenti, una brigata di Misurata, una delle principali roccaforti della rivolta anti-Gheddafi, è stata inviata nell’est della Libia, verso i porti occupati da dissidenti armati. Ha carri armati, artiglieria e lanciarazzi multipli. Potrà negoziare con i militanti o proverà ad usare la forza contro di loro?

Jurij Zinin, ricercatore presso il MGIMO, in esclusiva per la rivista online “New Oriental Outlook“.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2014/03/14/libia-premier-rimosso-e-dopo/

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