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giovedì 12 giugno 2014

TE LI DO IO 80 EURO: MINA DA 3 MILIARDI PER RENZIE - TRA LE PIEGHE DEL BILANCIO DELLO STATO SI NASCONDO ULTERIORI COSTI: ENTRO SETTEMBRE, SI AUMENTERANNO SIGARETTE, ALCOOL E BENZINA



Queste mine sono una dozzina e solo le tre più rilevanti - due piazzate da Enrico Letta, una da Renzi - sfiorano i 2,8 miliardi. 
Una è già esplosa. 
Le clausole di salvaguardia del governo precedente sono figlie dell’abolizione dell’Imu 2013.
Se a fine anno si scoprirà che i soldi non sono entrati la clausola prevede tagli a ministeri…


Matteo Renzi è ancora nuovo al gioco della premiership, ma dopo aver dato gli 80 euro agli affamati e incassato la valanga elettorale che ne ha benedetto la permanenza a Palazzo Chigi, ora farà i conti con la rudezza dei fatti.
A fine giugno, infatti, si mette in moto nelle amministrazioni centrali quel processo che culmina a settembre col bilancio dello Stato.

Il compito di predisporre quello per il 2015 sarà un incubo – visto che l’esecutivo deve trovare oltre 20 miliardi solo per mantenere gli impegni già presi – ma la notizia è che al Tesoro guardano con sospetto anche i numeri dell’anno in corso. C’è un dossier in particolare, che Il Fatto Quotidiano ha potuto visionare, che preoccupa via XX Settembre: è quello sulle “clausole di salvaguardia”, in pratica vere e proprie mine piazzate dentro i conti pubblici.
Il loro ammontare complessivo, all’ultimo controllo, è di quelli significativi : 3 miliardi di euro e più.

Partiamo dall’inizio.
Cosa sono le clausole di salvaguardia?
Semplice: quando si approva una legge di spesa – se la copertura non è certa, ma solo una previsione – si inserisce la clausola. In genere c’è scritta una cosa tipo questa: dovessero mancare dei soldi, tagliamo il capitolo di spesa X o aumentiamo la tassa Y.

Queste mine, si legge nel dossier, sono una dozzina e solo le tre più rilevanti - due piazzate da Enrico Letta, una da Renzi - sfiorano i
2,8 miliardi di euro.
Non solo: una è già esplosa.
Le clausole di salvaguardia del governo precedente sono entrambe figlie dell’abolizione dell’Imu per il 2013.
Il rinvio della prima rata fu coperto, tra l’altro, con ipotetici incassi extra da Iva per 559,5 milioni dovuti al pagamento di 20 miliardi di debiti della P.A.


Se a fine anno si scoprirà che questi soldi non sono entrati - in tutto o in parte - la clausola prevede tagli lineari a vari ministeri.
Per abolire la seconda rata, invece, a bilancio vennero piazzati 600 milioni di condono per i furbetti delle slot machine e 925 milioni dal solito extra-gettito Iva dovuto al pagamento di 7,2 miliardi di debiti dello Stato.

Come si sa, il condono sulle slot non è andato a buon fine e infatti la clausola di salvaguardia è già scattata con gli anticipi Ires e Irap del dicembre scorso.
Solo che non è finita: quelli sono solo anticipi e - per recuperare il mancato gettito - da gennaio aumentano (temporaneamente) le accise su sigarette, alcol e benzina per circa 700 milioni.

Pure gli “80 euro” di Renzi, infine, hanno la loro clausola di salvaguardia.
Colpa del solito extra-gettito Iva (650 milioni stavolta) sul pagamento dei debiti dello Stato.
E se quei soldi non entrano?
Facile: entro il 30 settembre, senza molta fantasia, il Tesoro aumenterà sigarette, alcol e benzina.

COME IL TESORO ha già segnalato, però, c’è un problema: l’aumento delle accise, pratica che risale a tempi ormai lontanissimi, oltre una certa soglia incide sui consumi.
Tradotto: se le sigarette aumentano, la gente ne compra di meno, mettendo comunque a rischio gli incassi.

Non bastassero le clausole di salvaguardia, nel bilancio del 2014 ci sono altri pezzi dell’eredità di Letta: un taglio di spesa da 500 milioni che la legge di stabilità chiede di realizzare “entro il 31 luglio” e qualche spesa non finanziata tipo le missioni militari, la Cassa integrazione, il 5 per mille e altre cosette (il governo stima l’ammanco in 750 milioni, ma solo la Cig costerà un miliardo). Anche il bonus Irpef e il taglio Irap di Renzi, infine, hanno più di un difetto di copertura da recuperare.


E ancora: pure il Pil, nonostante il rimbalzo della produzione industriale ad aprile, non sembra dare una mano a Renzi e al controllore dei conti, Pier Carlo Padoan. L’Istat ieri ha confermato le previsioni sul primo trimestre: il Prodotto interno da gennaio a marzo è calato dello 0,1 per cento e il tendenziale cumulato sui 12 mesi dice già -0,2.

Risultato: per centrare la crescita dello 0,8 per cento prevista dal governo per il 2014 ci servirà da qui a fine anno una ripresa assai vivace, di cui al momento non si vede traccia.
I segnali, insomma, ci sono tutti e confermano le voci di corridoio: nonostante le smentite, il governo sarà costretto alla manovra correttiva già quest’anno, visto che non vuole mettere in discussione il rigore di bilancio in Europa (Renzi si limita a chiedere di scorporare la spesa per investimenti, bassissima).

NON SOLO: il combinato disposto tra le sue politiche economiche (tagli di spesa per abbassare le tasse) e quelle di rigore ereditate da Monti-Letta aiuta oggettivamente la stagnazione.
Per la Bce, d’altronde, l’austerità non è affatto in discussione:
“Non è solo necessario, ma anche probabile che ulteriori misure di restrizione fiscale dovranno essere adottate prima del 2016”, si legge nel Bollettino del 5 giugno scorso.
Cosa significa lo ha spiegato ieri Standard & Poor’s: l’obbligo di ridurre il debito pubblico per l’Italia e gli altri paesi periferici dell’Eurozona “potrebbe bloccare la ripresa per anni”.

http://www.dagospia.it/rubrica-4/business/te-li-do-io-80-euro-mina-miliardi-renzie-pieghe-78746.htm

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