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lunedì 21 luglio 2014

PADRE PIO, L'ULTIMO SANTO


“E’ umano ed è istintivo che l’uomo sia attratto verso il miracolo. Non si può rimproverare il bisogno di sentire Iddio attraverso le sue opere”. Questo diceva Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, a chi chiedeva del perchè delle folle che accorrevano alle funzioni da lui celebrate. Padre Pio non era uno qualsiasi, una volta osteggiato dalla Chiesa oggi è un Santo, proprio come San Francesco d’Assisi, e come questi ha ricevuto su di sè i segni della passione di Cristo, le Stimmate. “Stai tranquillo, non è roba del diavolo” soleva ripetere, e questo è l’unico commento che in vita si permise sui segni che già in gioventù ne piagarono il corpo donandogli la sofferenza del Messia. Stimmate, che sparirono misteriosamente alla morte, e che ne hanno consacrato la santità, oggi ufficializzata dalla Chiesa romana ma che era già sentita da chi lo seguiva quando era ancora in vita.


Il corpo riesumato
Oggi, a quarant’anni di distanza dalla sua morte, il corpo è stato riesumato. Il Santo, a cui si devono, pre e post-mortem, innumerevoli guarigioni miracolose e che è stato oggetto già prima di morire di una vera e propria venerazione popolare (il suo volto per diffusione popolare è pari, se non addirittura superiore, a quello di Gesù) riposava dal giorno della sua morte, avvenuta il 23 settembre 1968, nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, a San Giovanni Rotondo, dove ricevette le Stimmate nel 1918. Un santuario divenuto oggi la seconda meta di pellegrinaggio religioso al mondo dopo quello della Madonna di Guadalupe a Città del Messico. Nella notte fre il 2 e il 3 marzo scorsi le autorità religiose con a capo il Vescovo di San Giovanni Rotondo, mons. Domenico D’Ambrosio, e con la consulenza di una commissione medica, hanno proceduto a riesumare il corpo del santo rimuovendo la lapide ed aprendo la triplice bara che ne custodiva le spoglie. Ad esumazione avvenuta è stata operata una prima ricognizione delle condizioni del corpo del Santo e sono trapelate prime indiscrezioni sul suo stato incorrotto, indiscrezioni poi rivelatesi false. E’ stato lo stesso D’Ambrosio a creare false interpretazioni con dichiarazioni ufficiali alla stampa poco chiare, dovute forse all’emozione del momento e alle informazioni che la commissione medica aveva prodotto solo in via preliminare. “La salma si è conservata bene – ha detto il prelato. Sin dall’inizio si vedeva chiaramente la barba. La parte superiore del teschio è in parte scheletrita, il mento è perfetto, il resto del corpo si è conservato bene. Si vedono benissimo il ginocchio, le mani, i mezzi guanti, le unghie. Se Padre Pio mi permette è come se fosse passato un manicure”. In realtà le spoglie sono in gran parte scheletro e la parziale conservazione del corpo è dovuta alle iniezioni di formalina che il giorno della morte furono effettuate sul Santo per permettere lo svolgimento dei tre giorni di esequie e di esposizione al popolo, che già lo venerava da qualche decennio. Considerate le condizioni del corpo è stato svolto un approfondito lavoro di restauro a base di cera e silicone, al fine di donargli l'aspetto che il santo aveva appena deceduto. Dunque nessun miracolo, nessun corpo incorrotto, ma ciò nulla toglie al fatto che Padre Pio fu davvero in vita un miracolo incarnato. Il passato 24 aprile il cardinale Josè Saraiva Martins ha pronunciato un'omelia di due ore, alla quale è seguita l'apertura ufficiale della cripta. Il corpo è stato esposto ai fedeli nella stessa chiesa dove è rimasto seppellito per 40 anni, sebbene vi sia una polemica in corso circa una sua traslazione nella nuova chiesa progettata dall’architetto Renzo Piano, in grado di accogliere le centinaia di migliaia di fedeli che si prevede faranno visita al Santo. L’esposizione al pubblico ha creato un polverone mediatico che ha generato alcune azioni legali contro l’esumazione del corpo, intraprese dall’associazione Pro Padre Pio. Azioni finalizzate a bloccare quella che viene reputata una mera azione commerciale basata sul vilipendio di cadavere. Quello che alcuni sospettano è che il corpo nel periodo In effetti Padre Pio fu tanto osteggiato dalla chiesa in vita quanto “sfruttato” dopo la sua morte, come avvenuto con San Francesco d’Assisi.


“...Sono contento di soffrire...”
Ma chi fu in vita Padre Pio? Perchè la sua figura è per i credenti in Italia diffusa quanto quella di Gesù? Nacque nel sud-Italia, a Pietralcina (Benevento) il 25 maggio 1887 da famiglia povera, suo padre Orazio Forgione e sua madre Maria Giuseppa Di Nunzio erano contadini analfabeti. I genitori gli diedero nome Francesco, un primo segno di quella che sarà la sua futura vita di novello san Francesco. La vocazione gli si manifestò molto presto. Già a sei anni durante le ore passate a pascolare le greggi impiegava il tempo nella preghiera e a tracciare croci per terra, assorto in pensieri mistici anomali per un ragazzino della sua età. La sua salute sembrava cagionevole, alcuni medici lo davano per tisico e tubercolotico, era affetto da febbri altissime fino alla spossatezza. In effetti la tubercolosi si menifesterà in Padre Pio nel 1915, raggiungendo febbri di 48 gradi (misurate in ospedale col termometro da bagno, quelli per la temperatura corporea non erano in grado di misurarla). La tubercolosi passerà misteriosamente nel 1919. La spossatezza dovuta alla cagionevole salute aumentava probabilmente il suo personale senso di distacco dal mondo profano. Già a all’età di sette anni correvano voci in paese di sue “stranezze” quali le lotte che diceva di sostenere con il demonio in un torrione poco lontano dal quale tornava trafelato e assente. La sua vocazione, contrariamente a quanto i suoi gentori credevano, gli permise di entrare nel convento dei cappuccini di Morcone il 6 gennaio 1903, all’età di 16 anni. Ricevette la “Vestizione” dell’abito il 22 gennaio dello stesso anno, divenendo così frate di Dio e assumendo il nome di Padre Pio; Francesco Forgione non esisteva più. Un nome che egli scelse probabilmente a sottolineare la sua inclinazione alla purezza e alla pietà. Nel 1908 ricevette gli ordini minori nel Duomo di Benevento e il 10 agosto 1910 viene definitivamente ordinato sacerdote. A Pietralcina Padre Pio celebrava messe di oltre quattro ore tra il brontolio dei partecipanti. Erano infatti più colloqui privati con Dio che funzioni religiose. Memori delle sue esperienze da fanciullo a Pietralcina ci si chiedeva sel il frate non fosse stato davvero baciato dalla Grazia divina. Spesso lo si trovava in estasi sui gradini dell’altare, senza saper spiegare una volta ripresosi cosa fosse accaduto. Come nella fanciullezza, affermava di sostenere lunghe lotte con Satana che lo percuoteva con le catene. Era pronto alla sofferenza che pareva voler richiamare a sè, ben prima di ricevere le stimmate: “sono contento più che mai di soffrire e se non ascoltassi che la voce del cuore, chiederei a Gesù che mi desse tutte le tristezze degli uomini, ma io non lo faccio perche davvero temo di essere troppo egoista bramando per me la parte migliore, la sofferenza”. Il 3 settembre 1916 ottiene la definitiva assegnazione a San Giovanni Rotondo, amena località del Gargano, dove resterà sino alla morte. Al momento della sua assegnazione ci sono solo altri due frati nel convento, Frate Nicola e Frate Paolino. E’ qui che inizia la storia delle sue stimmate, la sua storia.


Le stimmate
Era il 20 settembre 1918 quando Pio da Pietralcina riceve il “dono”. La migliore testimonianza consiste nella lettera che lo stesso sacerdote scrisse il 22 ottobre al suo confessore Padre Benedetto da San Marco in Lamis: “Cosa dirvi di come sia avvenuta la mia crocifissione? Mio Dio! Che confusione e che umiliazione provo nel dover manifestare ciò che Tu hai operato in questa meschina creatura. Era la mattina del 20 settembre dello scorso mese. Ero in coro dopo la celebrazione della Santa Messa, allorchè venni sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi esterni e interni, nonchè la stessa facoltà dell’anima si tovavano in una (pace?) indescrivibile. In tutto questo vi fu totale silenzio intorno a me, vi subentrò una gran pace e abbandono (...). E tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava avverando, mi vidi davanti un Misterioso Personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente, che aveva le mani, i piedi ed il costato che grondavano sangue. La sua vista atterisce, ciò che sentii in quell’istante non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore che sentivo sbalzare dal petto. La vista del Personaggio si ritirò e io mi avvidi che mani e piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che sperimentai allora e che vado sperimentando continuamente quasi tutti i giorni, la ferita del cuore getta assiduamente del sangue, specie dal giovedì al sabato”. Tutto questo avviene nel coro della chiesa vuota di Santa Maria delle Grazie, mentre Padre Pio era da solo intento a pregare con ardore fissando il crocifisso ligneo del cinquecento. Poi entra un frate e lo trova riverso per terra, le braccia aperte come se fosse stato crocifisso, occhi sbarrati e sensa sensi; Padre Pio era in estasi. Il frate lo richiama a sè, scorge il sangue e gli chiede come si sia ferito. Padre Pio fatica a riprendersi, connette a stento, si soprende delle strane domande del fratello, poi si guarda le mani e comprende. Da quel momento Padre Pio diverrà il fulcro di un’esposione popolare di fede, di speranza e di religiosità, ma anche di scetticismo di sofferenza e di contrasti. Il guardiano del convento appena le piaghe apparvero sul corpo di Padre Pio , le fece fotografare, inviando poi le lastre a Roma con una relazione. La Chiesa fu da subito cauta. Ci furono diversi specialisti nel corso degli anni che studiarono le stimmate di Padre Pio inviati dalla Santa Sede a studiare il frate stimmatizzato. Il primo fu Padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano che giunse scettico all’incontro con Padre Pio, che pertanto non lo accolse. Nonostante ciò Gemelli, forse a causa del rifiuto, emise ugualmente un giudizio di “condanna”: “Le lesioni studiate su Padre Pio non presentano alcuna neoformazione carnosa, come invece quelle di San Francesco. Quelle che il lui vengono descritte offrono invece un carattere distruttivo dei tessuti nei quali sono avvenute, e ciò può far ritenere siano dovute ad uno stato morboso, da una condizione psicopatica, oppure chge siano l’effetto di una vera e propria simulazione”. Gemelli aveva dato una valutazione senza constatazione diretta ma questo non bastò a fermare il clamore popolare cher si andava creando intorno a Padre Pio. Quello che Gemelli non sapeva e nessuno avrebbe saputo per molto tempo, se non i pochissimi che ne avevano conoscenza diretta, era l’esistenza di una piaga nascosta che Padre Pio mai mostrò, situata sulla schiena e relativa alle ferite lacerate provocate dalla croce alla spalla di Cristo durante il cammino verso il Golgota. Successivamente fu il dottor Luigi Romanelli, primario dell’ospedale civile di Barletta, a svolgere un’indagine sulle stimmatetra il 1918 e il 1920. La sua conclusione fu che: “le ferite di Padre Pio non sono affatto classificabili, per il loro carattere, tra le comuni lesioni chirurgiche. Ben altra origine esse hanno, che io non conosco”. Su richiesta dei frati cappuccini fu svolta un’ulteriore analisi dal professor Amico Bignami, ordinario di Patologia medica dell’Università di Roma che, come Gemelli, bocciò le stimmate di Padre Pio: “possiamo pensare che siano inziate come prodotti patologici e che siano state, forse inconsciamente e per un fenomeno di suggestione, completate nella simmetria e mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per sempio la tintura di iodio”. Che Padre Pio usava per disinfettarsi ma che non era la causa delle stimmate, tant’è che smise di usarla a causa di tali voci, ma le stimmate non sparirono più se non alla sua morte nel 1968. Dati i punti di vista contrastanti l’ordine capuccino invio a San Giovanni Rotondo un altro medico, il dottor Giorgio Festa, romano, che eseguì stavolta una minuziosa indagine senza precedenti. Festa descrisse “lesioni anatomiche dei tessuti, di forma pressocchè circolare, a margini netti, aventi un diametro di poco più di 2 centimetri. Le ferite erano coperte da una pellicola che di quando in quando si distacca e allora la lesione appare in tutti i dettagli, di colre rosso scuro e sempre sanguinante. Converrà riconoscere (...) che la scienza da noi posseduta, per quanto vasta e profonda, non è in grado di spiegarle”. Il dottor Festa rimase colpito dal fatto che durante le analisi le ferite sanguinavano ed emanavano un profumo “fine e delicato”. L’ultima visita di Festa al frate cappuccino avenne nel 1948 (la prima è del 1921) ma egli non mutò le sue conclusioni.


Perseguitato dalla Chiesa e dal Demonio

L’Arcivescovo di Manfredonia mons. Pasquale Gagliardi, il peggior nemico del frate di Pietralcina, davanti alla Congregazione Concistoriale nel 1923 affermò: Padre Pio è un indemoniato, ve lo dico io”. Di fronte a tale caos, nel 1924, la chiesa romana, preoccupata anche dei turbamenti all’Ordine pubblico ritenne di non poter considerare di origine sovrannaturale i fenomeni di Padre Pio ed esortò i fedeli a comportarsi di conseguenza. Pertanto fu proibito al frate di scrivere, di celebrare messa e di mostrarsi in pubblico. Si arrivò anche ad ipotizzare un suo trasferimento in Spagna, mai attuato. Padre Pio accetterà in silenzio la condanna, verrà poi reintegrato, nuovamente condannato e ancora una volta reintegrato definitivamente nei sacramenti nel 1933. Padre Pio comprenderà di avere nemici proprio nella Chiesa che dovrebbe difenderlo, e li avrà per tutta la vita. Ma la sua Fede è grande ed è talmente forte da permettergli di combattere la più grande battaglia che sia stata mai combattuta a memoria d’uomo, quella sulle tenebre demoniache. Tra i fenomeni più incredibili vissuti da Padre Pio e testimoniati anche dai fratelli del convento vi furono infatti le continue lotte notturne con il diavolo. Dalla sua cella provenivano rumori sordi e di catene, tonfi, urla e risate demoniache, persino miasmi sulfurei. Padre Pio non permetteva a nessuno di entrare durante quei momenti, era la sua lotta personale con Satana. Ecco alcune testimonianze scritte di suo pugno. “L’altra notte la passai malissimo; quel cosaccio da verso le dieci, che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina non fece altro che picchiarmi continuamente. Molte furono le diaboliche suggestioni che mi poneva davanti alla mente, pensieri di disperazione, di sfiducia verso Dio; ma viva Gesú, poiché io mi schermii col ripetere a Gesú: vulnera tua, merita mea. Credevo proprio che fosse quella propriamente l'ultima notte di mia esistenza; o, anche non morendo, perdere la ragione. Ma sia benedetto Gesú che niente di ciò s'avverò. Alle cinque del mattino, allorché quel cosaccio andò via, un freddo s'impossessò di tutta la mia persona da farmi tremare da capo a piedi, come una canna esposta ad un impetuosissimo vento. Durò un paio d'ore. Andai del sangue per la bocca”. E ancora: “Allora sí che mi si presentarono sotto le piú abominevoli forme e per farmi prevaricare incominciarono a trattarmi con guanti gialli; ma grazie al cielo, li strigliai per bene, trattandoli per quello che valgono. Ed allorché videro andare in fumo i loro sforzi, mi si avventarono addosso, mi gettarono a terra e mi picchiarono forte forte, buttando per aria guanciali, libri, sedie, emettendo in pari tempi gridi disperati e pronunciando parole estremamente sporche». Questa lotta, forse la più incredibile testimonianza della lotta di un uomo contro le tenebre, provò Padre Pio per tutto il corso della sua esistenza, dalla fanciullezza alla morte. Si trattò di una lotta di cui Padre Pio aveva memorie già da infante. Rivelò infatti alla suo mentore spirituale, padre Benedetto da San Marco in Lamis: “Mia madre spegneva il lume e tanti mostri mi si mettevano vicino ed io piangevo; accendeva il lume ed io tacevo perché i mostri sparivano. Di nuovo lo spegneva e di nuovo mi mettevo a piangere per i mostri”. Spesso, secondo quanto descrisse Padre Pio, si trattava di un collettivo di esseri, in più di un’occasione descritti come pelosi, dalle bocche grandi e gli occhi rossi come braci, i cui movimenti rapidi erano simili a balzi. In ogni occasione Padre Pio veniva ritrovato tumefatto dai fratelli, in una di queste restò seriamente ferito all’arcata sopraccigliare, privo di energie, come se avesse lottato con tutte le sue forze fino allo sfinimento. A volte Satana assumeva sembianze di animale, altre ancora di un uomo distinto, che incrociava il frate durante il giorno ma sempre da questi riconosciuto.


In Pace
Padre Pio fu un uomo straordinario, egli ha lasciato una traccia indelebile nella memoria collettiva costituita dal suo mistero fatto di Fede e misticismo. E di miracoli. Oggi il suo corpo è stato riesumato, le sue stimmate sparite, ma allo stesso tempo eterne in quanto il “segno” della lotta di Cristo contro le Tenebre che avvolgono il mondo dal giorno della genesi, la stessa lotta che Padre Pio affrontò nel fisico e nello spirito sino alla morte. Forse sarebbe stato giusto lasciarlo riposare in pace, lì dov’era, e come lui stesso aveva chiesto: “Lasciatemi riposare qui, in pace in un cantuccio di questa terra”.

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