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sabato 28 marzo 2015

Astronomia, italiano scopre buco nero devastante e Nature gli dedica la copertina


Francesco Tombesi è un astrofisico della Nasa e associato dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), con il suo team ha descritto il potentissimo fenomeno a 2,3 miliardi di anni luce da noi. Lo scienziato: "Il buco nero riesce a produrre venti, inizialmente a velocità molto elevate, fino al 25 percento della velocità della luce"
 E' un astrofisico italiano di stanza alla Nasa e associato all'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ora Francesco Tombesi, marchigiano, con il suo team di scienziati, si è conquistato la copertina della prestigiosa rivista Nature con il titolo "Growing in the wind", descrivendo la straordinaria storia di un buco nero supermassiccio al centro della galassia IrasS F11119 che, come una specie di 'Attila', sferza l'ambiente circostante con venti fino a un quarto della velocità della luce, smorzando la formazione stellare. Il tutto a 2,3 miliardi di anni luce da noi. E la scena ha un che di apocalittico.
"L'urlo nero della galassia è un vento relativistico che si leva impetuoso dal suo cuore. Prende le mosse dal disco d'accrescimento fatto di materia bollente, milioni di gradi, che ruota attorno all'enorme buco nero supermassiccio centrale. Infuria verso l'esterno a velocità inconcepibile, un quarto di quella della luce, spazzando via con la sua onda d'urto tutto ciò che incontra lungo il cammino. Creando attorno a sé il deserto, una landa desolata di spazio interstellare che s'estende per centinaia d'anni luce, entro la quale non potrà nascere più nulla" scrive infatti Marco Malaspina su media.inaf.it.
Lo studio di Tombesi è stato realizzato mettendo a confronto i dati raccolti dai telescopi spaziali Herschel dell'Esa e Suzaku, nato da una collaborazione fra Giappone e Stati Uniti, "riuscendo a stabilire, in modo inequivocabile il collegamento mancante, in altri studi, quello fra i venti (outflows) di gas molecolare a grande scala, osservati in infrarosso con il satellite Herschel dell'Esa, e i venti relativistici (ultra-fast outflows) emessi dai buchi neri che ne sono all'origine, osservati in banda X con Suzaku".
fonte (AdnKronos) 

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