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lunedì 29 giugno 2015

Renzi è un Altro Segreto di Stato ...Massonico


Tra le operazioni mediatiche del governo Renzi, vi è stata anche quella di togliere il segreto di Stato sulle stragi. Molti commentatori hanno rilevato il carattere meramente simbolico della decisione, dato che in questo momento non esistono ufficialmente documenti sulle stragi che non siano già venuti a conoscenza della magistratura; perciò, se un segreto rimane, riguarderebbe documenti di cui non si conosce neppure l'esistenza. 


D'altro canto, non risulta che Renzi abbia tolto invece il segreto di Stato sulla vicenda del Monte dei Paschi di Siena. Il segreto fu invocato dal ministro dell'Economia del governo Letta, Fabrizio Saccomanni, e riguardava un documento della Commissione Europea che conteneva alcune intimazioni alla MPS. Nella circostanza non è neppure chiaro se il segreto di Stato sia stato apposto in via ufficiale, oppure ci si sia limitati a richiamarsi ad una generica riservatezza, ma il risultato non è cambiato. Si parla tanto di abolizione del segreto bancario, ma può arrivare in soccorso nientemeno che il segreto di Stato.

La segretezza che circonda il caso MPS si spiega anche con le sue implicazioni internazionali, dato che vi sono coinvolte grandi multinazionali del credito, come JP Morgan, la giapponese Nomura e Deutsche Bank. Visto dall'estero, il coinvolgimento di Deutsche Bank nella vicenda MPS è apparso molto più rilevante e compromettente di quanto i media italiani abbiano lasciato percepire.

Nel decreto applicativo della Legge 124/2007 sul segreto di Stato, pubblicato dal governo Prodi sulla Gazzetta Ufficiale del 16 aprile del 2008, all'articolo 3, si fa esplicitamente riferimento alla motivazione della "integrità della Repubblica, anche in relazione ad accordi internazionali". Il termine generico "accordi" implica che non è necessario neppure il riferimento ad un Trattato formale per invocare il segreto; perciò tale genericità sembra voluta apposta per tutelare le multinazionali da inchieste giudiziarie. Del resto il testo della Legge 124/2007 ed il relativo decreto applicativo dell'anno seguente è stato redatto dall'allora ministro degli Interni, ed attuale giudice costituzionale, Giuliano Amato; il quale, come è noto, nel frattempo ha anche svolto la funzione di senior advisor a Deutsche Bank per circa tre anni.

Non che le multinazionali abbiano molto da temere dalla magistratura. Nel marzo di quest'anno è arrivata infatti la sentenza d'Appello sulla truffa dei derivati al Comune di Milano, una sentenza che ha mandato tutte assolte le multinazionali coinvolte, tra cui Deutsche Bank. Secondo la Corte di Appello di Milano "il fatto non sussiste". Come a dire che, quando frodano, le banche fanno solo il loro mestiere.

Una legge come la 124/2007 apre però degli scenari molto più complicati, che vanno a mettere in discussione persino la nozione di politica come è comunemente accettata. In base a quella legge è possibile infatti porre sotto segreto di Stato pressoché tutti gli aspetti della funzione istituzionale, ponendo in dubbio la stessa attendibilità di qualsiasi risultato elettorale. Già nella scadenza elettorale del 2006 si parlò di possibili brogli. Il primo a gridare ai brogli fu allora il Buffone di Arcore, a risultati ancora caldi; ma di lì a pochi giorni i sospetti andarono ad indirizzarsi proprio su di lui. La legge elettorale soprannominata "Porcellum" effettivamente favoriva i brogli, poiché, eliminando il voto ai singoli candidati, si toglieva qualsiasi interesse degli stessi candidati a controllare il voto con i propri galoppini. Spesso i galoppini dei candidati si facevano addirittura essi stessi promotori di micro-brogli. Ma comunque sino al 2006 l'esistenza di un'anagrafe elettorale poneva un grave ostacolo allo spostare impunemente milioni di voti nel calcolo finale. 

Oggi invece tale spostamento è possibile, grazie ad una legge come la 124/2007, varata dal centrosinistra. All'articolo 13 comma 2 della legge è prevista infatti la possibilità di accesso dei servizi segreti, sia militari che civili, a tutti i sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni, o di organismi che abbiano in qualche modo a che fare con la pubblica utilità.

Renzi ha fatto quindi una gaffe ad evocare lo spettro del segreto di Stato, poiché tutta la sua improbabile vicenda umana e politica potrebbe essere spiegata proprio "alla luce" del segreto di Stato, ivi compresa la sua recente santificazione elettorale, sancita dalle ultime elezioni europee. A coronare il "trionfo" di Renzi è giunto il ridimensionamento del Movimento 5 Stelle, dipinto dai media come una formazione estremista, ma che di fatto convoglia un autentico desiderio di opposizione verso i labirinti dell'ambiguità (dentro o fuori dall'euro? eurobond? Sì, no, forse, chissà).

I 5 Stelle erano risultati però utili a suo tempo per liquidare Bersani, al quale non è servito a nulla istruirsi sui bignami del Fondo Monetario Internazionale. Bersani appariva comunque colpevole agli occhi delle multinazionali di coltivare eccessivi legami col proprio territorio. Dall'anno prossimo andrà invece in vigore il TTIP (Transatlatic Trade and Investment Partnership), quella "NATO economica" in base alle cui norme potremo ritrovarci sulle tavole un Parmigiano Reggiano prodotto nel Wisconsin o nell'Idaho. Per una tale fase di delocalizzazione acuta, occorreva mettere al governo un fantoccio narcisista e sradicato come Renzi. 

Persino la presunta popolarità di Renzi potrebbe perciò dimostrarsi alla fine come qualcosa di meno di una costruzione mediatica, cioè rivelarsi una mera illusione gonfiata dai media e dalle agenzie di guerra psicologica; nel senso che si sta cercando di farci credere che egli abbia molti più fans di quanti effettivamente ne possa contare. [Fonte]

Vi siete mai chiesti qual è il motivo della fortuna politica di Renzi? Ebbene, è unicamente nel fatto che è ‘portato’ dalla massoneria. Renzi è come aggiungere un’altra espressione diretta del bilderberg e del potere bancario che stanno distruggendo il mondo in nome di un progetto economico ormai fallito, ovvero il progetto consumistico delle dinastie bancarie che, dai Rothschild e Rockefeller, usano da trecento anni la massoneria per governare il pianeta. Avete mai sentito i massoni e\o bilderberghini, aspenini, trilaterini, Renzi, Napolitano, eccetera dire una parola in tema di banche? Ebbene non la possono dire perché dirla equivarrebbe a tagliare il ramo sul quale sono seduti. [Fonte]

L’aspirante massone Matteo Renzi partorisce il “topolino” di pochi miliardi che non cambieranno una virgola nello stato disastroso dei consumi italiani (i famosi 80 euro in più ad alcuni lavoratori - ampiamente compensati in senso recessivo da tagli vari alla spesa pubblica e dunque da sottrazione di reddito a fornitori e prestatori d’opera coinvolti in tale “spesa rivista”- più altri simili pannicelli caldi) ma, siccome anche queste inoffensive e insignificanti misure vengono stigmatizzate da BCE, UE e FMI come “non allineate” all’obbiettivo di far calare ulteriormente il livello del rapporto Deficit/PIL, ecco che Renzi viene rappresentato come un coraggioso e gagliardo premier che “osa sfidare” la famigerata Troika e tutta l’euro-tecnocrazia al seguito di essa.

Cazzate. Cazzate mistificatorie, manipolatrici e anche infami. Non esiste alcun conflitto o differenza di vedute sostanziale tra Napolitano/Draghi/Lagarde, etc. e Matteo Renzi. Tutti insieme appassionatamente recitano i ruoli dei “poliziotti buoni o cattivi” a secondo delle circostanze (come quando il Fratello contro-iniziato Napolitano andò a tuonare contro l’austerità all’Europarlamento…e poi, ancora adesso, difende come assoluti i parametri del Fiscal Compact che di quella austerità sono l’espressione operativa più brutale e assurda). [Fonte]

Su Matteo Renzi hanno puntato da tempo gli stessi ambienti massonici reazionari e neo-aristocratici che hanno imposto all’Italia Mario Monti come premier, che avrebbero voluto un passaggio di consegne tra Mario Monti e Giorgio Napolitano al Quirinale, che non hanno gradito la fallimentare sortita elettorale del confratello bocconiano, che tuttavia hanno infine vittoriosamente manovrato per confermare il confratello Giorgio alla presidenza della Repubblica e attivare lo start-up del Governo Monti-bis, cioè dell’esecutivo guidato dal paramassone Enrico Letta.

Il progetto originario consisteva nel lasciare ancora per un annetto almeno Letta Junior a Palazzo Chigi (una soluzione sublime per chi abbia come obiettivo la deindustrializzazione del Paese, l’aumento della disoccupazione e la conseguente crescita di manodopera che sarà ben presto costretta a lavorare a basso costo, la dismissione di importanti assets pubblici, la privatizzazione di beni e servizi molto rilevanti, una generale involuzione tecnocratica ed oligarchica della governance dell’Italia e di altre nazioni europee) e poi propiziare le elezioni che il Sindaco di Firenze avrebbe vinto a mani basse, presentandosi come il messia che tutti gli italiani (non solo di centro-sinistra) aspettano da tanto tempo per salvarli dalla crisi in corso…

Tale progetto originario, tuttavia, presentava alcune criticità. I burattinai neo-aristocratici in grembiulino che hanno nel Fratello contro-iniziato Mario Draghi il principale CEO (Chief Executive Officer) del loro “programma per l’Europa” nutrivano qualche timore. E’ vero che Renzi, una volta investito direttamente dal mandato popolare e legittimato e confortato da una larga maggioranza parlamentare conquistata tramite nuove elezioni, avrebbe potuto portare a termine con più energia di Letta la desertificazione sociale ed economica dell’Italia (intascando personali ricompense, s’intende), ma è anche vero che un Renzi vincitore indiscusso di una democratica tornata elettorale avrebbe potuto coltivare sogni personalistici di gloria e autonomia… Un Renzi forte di un largo consenso popolare avrebbe potuto magari trovare qualche illuminazione realmente progressista (vedi quiquiquiqui).

Come che sia, i cenacoli elitari che “girano la ruota del karma europeo” hanno deciso di optare per una soluzione diversa da quella originaria, la quale doveva passare per un bagno di legittimazione popolare del Segretario PD (una legittimazione che gli avrebbe fornito la forza di nuocere in modo assai più profondo di Monti e Letta).

La soluzione prescelta (risalente a diverso tempo fa) è stata quella discretamente riassunta da Francesco Maria Toscano nella parte finale del suo “Chi vuole subito Renzi a Palazzo Chigi?”. In sostanza, i chakravartin di cui il confratello Draghi è il portavoce si sono detti: “Instilliamo in Matteuccio Renzi il desiderio di bruciare le tappe, di andare subito e con certezza a Palazzo Chigi con una bella manovra palatina. Facciamogli intendere che saremo in grado di rendergli più ampia la maggioranza parlamentare di cui ha goduto Letta Junior, mettiamogli il dubbio che se aspetta troppo potrebbe logorarsi e che d’altronde ogni tornata elettorale è incerta, mentre invece lui, se vuole, può diventare presidente del consiglio hic et nunc, con la prospettiva di durare sino alla fine della legislatura nel 2018. Soprattutto, prospettiamogli che potrà gestire lui stesso, direttamente e da subito, tutto il capitolo privatizzazioni e dismissioni, invece di lasciare il pallino in mano a Letta & Company".

Contemporaneamente, però, bisognava ammorbidire un altro proconsole italiano di questi stessi cenacoli massonici reazionari: sua maestà Re Giorgio Napolitano. Costui ormai si era abituato a gestire i governi come esecutivi del Presidente, prima con Mario Monti e dopo - in modo ancora più palpabile - con Enrico Letta. Il Fratello Napolitano, dunque, era risolutamente contrario a qualsiasi staffetta tra Letta e Renzi. Se Renzi fosse stato insediato a Palazzo Chigi, il ruolo di Napolitano rispetto ai consessi oligarchici di cui sopra sarebbe stato largamente ridimensionato. Come fare per ammorbidire e ridurre a più miti consigli l’arzillo e protervo vegliardo del Quirinale? In questi casi ci si prepara alla bisogna da molto prima, accumulando documenti e testimonianze che potranno essere usate comodamente nel momento opportuno… E’ una vecchia legge del potere più cinico e spregiudicato: tenere sempre in archivio gli strumenti adatti per ricattare, bastonare, redarguire, minacciare, rieducare e piegare alla tua volontà ciascuno dei tuoi “alleati e collaboratori”.

Ed ecco che entra in gioco il libro di Alan Friedman "Ammazziamo il Gattopardo", con le sue provvidenziali interviste video a Monti, Prodi e a De Benedetti che sputtanano pesantemente il primo inquilino del Quirinale e gli inconfessabili magheggi dell’estate 2011. Del resto, Napolitano era stato a sottoposto a (peraltro meritatissima) periodica bastonatura anche da un ambiguo programma televisivo, “La Gabbia”, per non parlare della richiesta di impeachment da parte del Movimento 5 Stelle.

Così, negli stessi giorni e persino nelle stesse ore venivano al pettine una serie di nodi, all’insegna del noto metodo del “bastone e della carota”, applicato scientificamente al Fratello Napolitano. Per un verso la bastonatura giungeva al suo acme con il Corriere della Sera che lanciava la “bomba Friedman”, ripresa da tutte le reti unificate d’Italia. Per altro verso l’impeachment veniva archiviato in Parlamento.

Morale della favola: Napolitano capiva l’antifona (se ti pieghi, molli Letta e dai l’ok per Renzi, anestetizziamo e gradualmente depotenziamo il “caso Friedman”…Intanto, per mostrarti che la nostra mano può colpire duramente, ma può essere anche carezzevole e benigna, può essere ferro ma anche piuma…, ecco in omaggio l’archiviazione dell’impeachment e la semi-defenestrazione de “La Gabbia”…) e acconsentiva persino a cercare di convincere un ancora dubbioso Renzi sull’opportunità di candidarsi da subito a Palazzo Chigi.

Nel frattempo, molti organi mediatici opportunamente ispirati avevano provveduto da giorni a creare il tormentone della staffetta Letta-Renzi, secondo lo stile ben noto della profezia che si autorealizza. All’inizio del tormentone Renzi non era affatto convinto che gli convenisse sostituirsi al Nipote di Gianni, mentre alla fine era stato talmente bombardato dalle blandizie e dalle seduzioni propinategli quotidianamente, che aveva completamente mutato parere. Orbene, abbiamo spiegato con chiarezza le ragioni e le finalità delle “spinte massoniche reazionarie” in questo gioco di scacchi che ha condotto Renzi sulla soglia di Palazzo Chigi.

Dopo aver costruito in modo sottile, graduale e prudente, sin dai primi anni ’70 e fino alle soglie del XXI secolo, una progressiva egemonia globale di carattere politico-istituzionale, economico-finanziario, mediatico e culturale – senza però mai tirare troppo la corda apertamente e cercando di mascherare il fine ultimo (l’involuzione tecnocratica, oligarchica, anti-democratica e semi-autoritaria della governance euro-atlantica, occidentale e globale) con mille paludamenti, a partire dal 2001 e poi con le crisi del 2007-2008 e del 2011, tutto il processo messo in atto dalle elites massoniche reazionarie ha subito delle traumatiche accelerazioni.


Come mai? Per eccesso di sicurezza e delirio di onnipotenza. Il che comporta dei rischi di fallimento, anche perché le accelerazioni fanno rumore, destano dubbi, preoccupazioni e nuove consapevolezze nell’opinione pubblica. Le accelerazioni possono ridestare dal loro colpevole sonno letargico non soltanto i gruppi latomistici più radicalmente democratici e progressisti, ma anche quei massoni liberal-moderati che non amano troppo le smargiassate e le ambizioni smodate dei confratelli reazionari e neo-aristocratici.

La partita italiana è quella più importante del Vecchio Continente. L’Italia non è la Grecia, non è il Portogallo, non è l’Irlanda e nemmeno la Spagna. L’Italia è il terzo più importante Paese dell’eurozona. Chi vince la battaglia in Italia, ha vinto la guerra in Europa…

E chi vince la guerra in Europa si appresta a diffondere la sua peste neo-oligarchica in tutto l’Occidente, con la sponda dei suoi alleati a stelle e strisce neoconservatori e neoreazionari (trasversali a Republican Party e a Democratic Party). Questi ultimi, infatti, tentano di prevalere sulla maggior parte dei liberi muratori statunitensi - radicati in una tradizione fieramentedemocrat & liberal-sin dai tempi di Henry Ford, Robert Alphonso Taft, Lawrence Dennis, Charles Augustus Lindbergh, Prescott Bush, John Pierpont Morgan Junior e di tutti gli altri allegri “camerati in grembiulino” che si riunirono nell’America First Committee in prospettiva isolazionista, filo-fascista e contraria all’intervento USA a fianco del Regno Unito contro Hitler e compari.

Se non fosse stato per i massoni progressisti Franklin ed Eleanor Roosevelt, Bernard Baruch, William Edward Dodd (morto nel 1940 ma attivissimo nel raccontare sin dal 1937 agli americani la barbarie del nazifascismo quale egli aveva potuto conoscere come ambasciatore statunitense a Berlino), Gerard Swope, Frances Perkins, Alben William Barkley, Cordell Hull, George Marshall e una miriade di altri confratelli e consorelle di analogo peso che si opposero al progetto di fascistizzazione non solo dell’Europa ma persino degli Stati Uniti, ad oggi vivremmo già sotto il tallone di regimi neo-aristocratici e dispotici anche formalmente. E non avremmo nemmeno la libertà di parola e di critica verso l’involuzione tecnocratica e oligarchica in atto nel Vecchio Continente.

Se il Governo di Enrico Letta fosse rimasto in sella ancora per uno/due anni o giù di li, e Renzi si fosse barcamenato preservandosi come il messia futuro, come il Segretario PD turgido e decisionista cui un governicchio insipiente e una maggioranza cialtrona e infida impedivano di “fare le riforme”, alla fine avrebbe potuto staccare la spina più legittimamente all’esecutivo lettiano e stravincere le elezioni 2015 o 2016 con una maggioranza tutta sua, coerente e omogenea.

In quel caso, il risultato sarebbe stato che per uno o due anni ancora saremmo sprofondati nella “Lettagonia” e poi ci avrebbero atteso 5 anni di legislatura piena di un Matteo Renzi autorevolmente legittimato dal voto popolare. In questo modo, invece, con il vanesio Neo-Segretario PD che si è lasciato sedurre dal canto di molte sirene, Renzi si brucerà come Icaro nel giro di poco tempo. E ogni italiano potrà capire il gigantesco bluff costruito mediaticamente intorno alla figura di un ragazzotto molto bravo a comunicare, ma che dietro l’abilità comunicativa non ha né idee originali, né una visione politica organica, né vero coraggio, né profonda intelligenza, né l’ambizione di passare alla storia come uno statista progressista e innovatore.

Dietro l’abilità comunicativa di Renzi c’è solo la piccola ambizione spicciola, smodata e arrogante e cieca di chi si è sentito spingere da forze poderose e occulte sino alla sommità del cielo e crede che il “gioco” potrà durare per sempre, facendolo diventare un uomo ricco (sottobanco) e ognor più famoso e acclamato… Lasciatelo andare al Governo, lasciate che il quasi ex Sindaco di Firenze sia costretto a scendere sul piano dei fatti, oltre la fumosità affascinante (per i gonzi) del suo eloquio vuoto e sterile, ma ben calibrato mediaticamente.

In questo modo, dopo esserci liberati in relativamente poco tempo di Berlusconi (nel dicembre 2010 dicevamo: “non gli date la sfiducia, lasciatelo mal-governare, è l’unico modo per togliercelo definitivamente o quasi di torno…” e vedemmo giusto), di Monti e di Letta, ci toglieremo dalle scatole anche il gigantesco bluff di Matteo Renzi. I massoni reazionari e neo-aristocratici la pensano diversamente, convinti appunto di avere una capacità illimitata di costruire “leadership di cartapesta”.


Vedremo solo alla fine della guerra non convenzionale in corso, comunque, chi avrà avuto ragione. [Fonte]
http://freeondarevolution.blogspot.it/2014/05/renzi-e-un-altro-segreto-di-stato.html

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