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sabato 11 luglio 2015

Renzi intercettato nel gennaio 2014: “Letta è un incapace, non è cattivo…

Renzi intercettato nel gennaio 2014: "Letta è un incapace, non è cattivo..."
Il Presidente del Consiglio intercettato nell'ambito dell'inchiesta su CPL Concordia parla con l'amico comandante della Guardia di Finanza Adinolfi: "Letta non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi… ". Ma emerge un'altra intercettazione dei Carabinieri in cui si parla di Napolitano e di suo figlio...

 "Le frasi di Renzi si commentano da sole". Così Enrico Letta, raggiunto telefonicamente, risponde a una richiesta di commentare le frasi su di lui pronunciate dall'attuale Presidente del Consiglio nel gennaio 2014 in una conversazione intercettata e pubblicata dal Fatto Quotidiano. All'epoca dei fatti Renzi era segretario del PD e sindaco di Firenze.

Era l'11 gennaio del 2014: Matteo Renzi non era ancora Presidente del Consiglio, ma aveva assunto la guida del Partito Democratico stravincendo alle primarie contro Gianni Cuperlo e Pippo Civati. In tutte le interviste rassicurava Enrico Letta invitandolo a "stare sereno", ma in una telefonata intercettata nell'ambito dell'inchiesta su Cpl Concordia l'attuale premier sembra voler "scaricare" l'allora primo ministro: la conversazione è con il comandante della Guardia di Finanza Michele Adinolfi e le considerazioni nei confronti di Letta appaiono ben poco lusinghiere. "E' incapace, gli ho proposto di andare al Quirinale ma bisogna aspettare e Giorgio Napolitano non ne ha alcuna intenzione”.

L'intercettazione offre un quadro della situazione e dell'atmosfera in seno al Partito Democratico a poco più di un mese dal "cambio della guardia" a Palazzo Chigi. Il dialogo tra Renzi ed Adinolfi, suo grande amico nonché comandante della Guardia di Finanza in Emilia Romagna e Toscana, è stato riportato in anteprima dal Fatto Quotidiano:

A: Come stai amico mio? Tanti auguri, tanti auguri e complimenti. Matteo, spero di vederti in qualche occasione.
R: Con molto, molto piacere. La settimana prossima sarà un po’ decisiva perché vediamo se riusciamo a chiudere l’accordo sul governo. E…
A: Rimpastino?
R: Sì, sì. Rimpastino sicuro. Rimpastone, no rimpastino! Il problema è capire anche… se mettere qualcuno dei nostri…
A: È lì il punto! O stare fuori, va bene?
R: No, bisogna star dentro.
A: Oppure stare dentro.
R: Stare dentro però rimpastone.
A: Significa arrivare al 2015.
R: E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare. Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace, il nostro amico. Però…
A: È niente, Matteo, non c’è niente, dai, siamo onesti.

Stando a quanto emerge dalle intercettazioni sembra che nel gennaio del 2014 Matteo Renzi avesse intenzione di aumentare la sua "partecipazione" nel Governo Letta, proponendo un rimpasto e inserendo uomini fidati. L'idea, inoltre, era quella di proporre Letta al Quirinale nel 2016. Idea sfumata quando Napolitano ha dichiarato di non essere intenzionato a rimanere alla Presidenza della Repubblica così a lungo.

R: Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi… però l’alternativa è
governarlo da fuori…
A: Secondo me ha il taglio del Presidente della Repubblica
R : Lui sarebbe perfetto, gliel’ho anche detto ieri.
A: E allora?
R: L’unico problema è che … bisogna aspettare agosto del 2016. Quell’altro non c’arriva, capito? Me l’ha già detto.
A: Sì sì, certo certo.
R: Quell’altro nel 2015 vuole andar via e … Michele mi sa che bisogna fare quelli che… che la prendono nel culo personalmente… poi vediamo magari mettiamo qualcuno di questi ragazzi dentro nella squadra… a sminestrare un po’ di roba.
A: Sì sì, ho capito .
R: Purtroppo si fa così.
A: Non ci sono alternative, perché quello, il numero uno non molla e quindi che fa.

Dalle intercettazioni, inoltre, emerge come il "Patto del Nazareno" fosse stato siglato da Renzi e Berlusconi ben prima del cambio di guardia a Palazzo Chigi: i contatti tra il leader di Forza Italia e il futuro premier erano già avviati da tempo. Renzi, infatti, dice ad Adinolfi: "Il numero uno anche se mollasse… poi il numero uno ce l’ha a morte con Berlusconi per cui… e Berlusconi invece sarebbe più sensibile a fare un ragionamento diverso. Vediamo via, mi sembra complicata la vicenda". Quello che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi è noto: Renzi, doopo aver rassicurato Letta, avrebbe assunto la guida del Governo e poi stretto un accordo con Silvio Berlusconi.

L'intercettazione del NOE: "Letta e De Gennaro tengono per le palle Napolitano"
Poco meno di un mese più tardi dell'intercettazione a Renzi ed Adinolfi un'altra conversazione viene catturata dai carabinieri del NOE. Secondo Il Fatto Quotidiano, che per primo l'ha diffusa, i protagonisti sono Dario Nardella, all'epoca vice sindaco di Firenze e renziano di ferro, Michele Adinolfi (lo stesso della chiacchierata con Renzi), Maurizio Casasco (presidente dei medici sportivi) e Vincenzo Fortunato (ex capo di gabinetto del ministro Tremonti e presidente di Invimit, società di gestione del risparmio che amministra immobili pubblici ed è di proprietà del ministero dell’Economia). I quattro sono a pranzo alla Taverna Flavia di Roma ma non sanno che sotto il loro tavolo c'è una cimice. Spiega Il Fatto: "Due le partite: la nomina a sorpresa del generale Saverio Capolupo, anziché di Adinolfi, al vertice della Finanza da parte del morituro governo Letta. E la staffetta tra questi e Renzi, amico dei commensali. In questo contesto l’attuale numero due della Guardia di Finanza dice che il figlio di Napolitano “Giulio oggi a Roma è potente, è tutto”. Poi sembra dire che il capo dello Stato sarebbe ricattabile perché “l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro e (Enrico, ndr) Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Nardella non fa una piega, anzi".

Nel suo rapporto il NOE riporta le affermazioni di Nardella, oggi sindaco di Firenze, secondo cui Letta è andreottiano e "attaccato alla sedia". Come fare per scalzarlo? "Bisogna fare la legge elettorale e andare alle elezioni anticipate”. “A meno che – prosegue Nardella –  non ci sia anche da coprire una serie di cose, come uno nomina sei mesi prima il comandante, perché… a me è venuta la Santanchè pensa, che dice tanto tutti sanno qual è la considerazione di Giulio Napolitano. Prima o poi uscirà fuori”. Secondo Adinolfi il figlio dell'allora Capo dello Stato  "oggi a Roma è tutto o comunque è molto. Giusto? Tutto, tutto… e sembra che… l’ex capo della Polizia … Gianni De Gennaro e Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Anche Fortunato commenta il potere del figlio del presidente: “Lui è un uomo, c’ha studi professionali, interessi. Comunque tutti sanno che lui ha un’influenza col padre. Come è inevitabile… ha novant’anni c’ha un figlio solo”. Nardella concorda: “È fortissimo!”. Insomma, i commensali sembrano affermare che Giulio Napolitano, in virtù di un presunto strapotere a Roma e di una capacità di influire le decisioni del padre, Presidente della Repubblica, sarebbe ricattabile.

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