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venerdì 19 agosto 2016

The Saudi candidate? La relazione (molto) speciale di Hillary Clinton con Riyad

Hillary Clinton


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Nel 1959 Richard Condon, nel suo romanzo The Manchurian Candidate, s'immaginava una cospirazione comunista per conquistare la Casa Bianca, incentrata sul lavaggio del cervello effettuato a un plotone di soldati americani catturati in Corea.

Quando il Senatore John McCain, veterano di guerra e per oltre cinque anni prigioniero dei Nordvietnamiti, cercò di scalare la Presidenza, si vide rivolgere da qualche fantasioso detrattore l'accusa d'essere un manchurian candidate programmato dai suoi vecchi carcerieri per prendere il potere negli Usa e servire il comunismo.
Daniele Scalea, direttore generale dell’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)
© FOTO: FORNITA DA DANIELE SCALEA
Daniele Scalea, direttore generale dell’IsAG (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)
In realtà, ci sono modi meno estremi con cui è possibile, per le potenze straniere, cercare d'influenzare un uomo di potere statunitense: il principale è il più ovvio nella roccaforte del capitalismo, ossia il danaro. La legge proibisce ai cittadini stranieri di contribuire alle campagne elettorali statunitensi, ma vi sono altri canali attraverso cui è possibile far pervenire il proprio supporto, non solo morale, a un candidato. Ad esempio, donazioni a fondazioni collegate. Così Hillary Clinton, candidata e grande favorita per la conquista della presidenza alle elezioni di novembre, è stata attaccata da Donald Trump in merito al denaro ricevuto dalla Clinton Foundation da parte dell'Arabia Saudita.
La Clinton Foundation è un'organizzazione caritatevole fondata nel 1997 dall'allora Presidente Bill Clinton, inizialmente con un obiettivo assai limitato (creare una biblioteca a suo nome in Arkansas). Oggi la fondazione ha un bilancio annuale da centinaia di milioni di dollari e dà lavoro a oltre duemila persone (tra queste, e in posizione apicale, anche Chelsea Clinton, figlia di Bill e Hillary). Il fatto che si tratti dell'organizzazione del marito e in cui lavora la figlia, coinvolge già a sufficienza l'attuale candidata alla presidenza: se ciò non bastasse, dal 2013 al 2015 essa ha portato il nome di "Bill, Hillary & Chelsea Clinton Foundation" e, nello stesso periodo, la signora Clinton ha servito nel consiglio d'amministrazione.
Nei giorni scorsi, Judicial Watch ha pubblicato alcune e-mail scambiate tra lo staff dell'allora Segretaria di Stato e Doug Band, funzionario della Clinton Foundation, in cui quest'ultimo cercava d'ottenere dai primi alcuni favori. Tra le altre cose, un contatto interno al Dipartimento di Stato per Gilbert Chagoury, miliardario libanese-nigeriano che ha generosamente finanziato la Clinton Foundation e in precedenza (tramite una ONG terza per aggirare il divieto imposto ai cittadini stranieri) la campagna elettorale di Bill Clinton. Chagoury è statocondannato in Svizzera per riciclaggio ed è intimo amico del padre (banchiere) di Umar Farouk Abdulmutallab, terrorista di al-Qaida che nel 2009 cercò di far esplodere un aereo in volo.
Sebbene la Fondazione non sia legalmente costretta a dichiarare i propri finanziatori, quando Hillary assunse la carica governativa nel 2008 si accordò con Obama per renderli parzialmente pubblici. Grazie alla lista presente nel sito della Fondazione, sappiamo che il Regno dell'Arabia Saudita ha donato una cifra compresa tra 10 e 25 milioni di dollari. Malgrado la Clinton Foundation abbia sicuramente ricevuto donazioni di Stati esteri (tra cui Algeria, Kuwait, Oman e Qatar) mentre Hillary era al Dipartimento di Stato, pare che i Sauditi abbiano effettuato le donazioni prima e dopo, non durante il suo incarico di governo. Ma ciò significa che hanno finanziato la Fondazione anche mentre la Clinton era nel direttivo.
Scorrendo ancora la lista dei finanziatori, nella categoria dei contributori tra 5 e 10 milioni di dollari si trova il miliardario saudita Mohammed Hussein al-Amoudi. Noto filantropo, alcune delle donazioni ad altre entità gli hanno creato imbarazzo: è il caso dei $ 300.000 destinati alla Islamic Assembly of North America (IANA), divenuti oggetto di un'indagine del FBI quando la IANA è stata accusata di estremismo ideologico e contiguità col jihadismo. Un cugino di Mohammed al-Amoudi, Abdur Rahman al-Amoudi, è stato condannato negli Usa a 23 anni di prigione per terrorismo.
Tra i donatori alla Clinton Foundation con contributi compresi tra 1 e 5 milioni di dollari troviamo altri due uomini d'affari sauditi, Nasser al-Rashid e Walid Juffali, un miliardario e politico libanese ma con forti legami con l'Arabia Saudita, Issam Fares, e l'organizzazione no-profit "Friends of Saudi Arabia".
I legami tra Hillary Clinton e Arabia Saudita non si fermano ai generosi finanziamenti alla Fondazione di famiglia, ma riguardano anche il suo braccio destro. La vice-presidente dell'attuale campagna presidenziale, nonché vice-capo di Gabinetto quando Hillary Clinton era Segretaria di Stato, impiegata della Clinton Foundation e della Teneo Holdings del già citato Doug Band, è Huma Abedin, nata in Michigan da padre indiano e madre pakistana. Nel 1978 il padre Syed Abedin ha fondato l'Institute for Muslim Minority Affairs, con sede a Londra, oggi diretto dalla madre Saleha, mentre il fratello Hassan e la sorella Heba vi collaborano come redattori della rivista; la stessa Huma vi ha lavorato per dodici anni.
L'istituto degli Abedin appare collocato presso gli uffici della Muslim World League, una ONG saudita finanziata dal Governo di Ryad. A sostenere Syed Abedin nella fondazione dell'Istituto fu Abdullah Omar Nasseef, saudita vicino alla Casa reale, che della Muslim World League era allora segretario generale. La saudita Muslim World League è stata accusata di diffondere messaggi radicali e finanziare gruppi terroristi.
Hillary Clinton
© REUTERS/ MIKE SEGAR
Forse non casualmente l'amministrazione di cui Hillary Clinton è stata, per quattro anni (dal gennaio 2009 al febbraio 2013), capo della diplomazia, ha avuto rapporti speciali con Riyad: Barack Obama è il presidente americano che, nella storia, ha venduto più armi all'Arabia Saudita (per oltre 110 miliardi di dollari), il paese mediorientale cui ha tributato più visite di Stato (più numerose anche di quelle in Israele). La Clinton da segretario di Stato si è battuta per un gran numero di queste cessioni d'armamenti; successivamente ha mostrato più d'una riserva sull'accordo che il suo successore, John Kerry, ha negoziato con l'Iran, grande nemico del Regno saudita.
Il periodo della Clinton al Dipartimento di Stato ha segnato anche un'inversione di rotta positiva nella concessione di visti temporanei a cittadini sauditi. Se erano stati circa 60mila nel 2000, l'impatto dell'Undici Settembre (quando 15 dei 19 attentatori risultarono essere sauditi) fece sì che nel 2002 solo poco più di 14mila visti temporanei fossero concessi a cittadini sauditi. I numeri sono stati contenuti in tutti gli anni successivi, con un minimo nel 2003 di appena 10.635 visti concessi. Nel 2008, anno precedente all'ingresso in carica della Clinton, la cifra era risalita appena a 36mila.
L'inversione di rotta è già evidente nel 2009, primo anno clintoniano, quando i visti a sauditi concessi dai Consolati statunitensi (dipendenti dal Dipartimento di Stato) superano i 56mila. Comincia da lì una costante scalata che porta nel 2012, ultimo anno clintoniano, a quota 103.213: un aumento del 186%. Nel gennaio 2013, quando la Clinton era ormai in procinto di lasciare il governo, la sua collega Janet Napolitano (Sicurezza Interna) ha stretto un accordo con Riyad, concedendo ai cittadini sauditi un regime agevolato di controlli negli aeroporti statunitensi (privilegi all'epoca spettanti solo a canadesi, messicani, sudcoreani, olandesi e nessun'altra nazionalità). Nel 2015, infatti, i visti concessi a cittadini sauditi erano ancora incrementati, toccando quota 133.235.
L'Arabia Saudita è il centro dell'Islam wahhabita, che da decenni cerca di propagare tramite un'intensa attività propagandistica incentrata sul finanziamento di moschee, centri culturali e organizzazioni caritatevoli. Il wahhabismo è una corrente purista dell'Islam, che vuole depurare da ogni contaminazione esterna o innovazione dottrinaria. Particolare rilievo nel wahhabismo ha la dottrina de al-wala' wal-bara', secondo cui ogni buon musulmano dovrebbe essere pregiudizievolmente ostile ai non musulmani.
Il wahhabismo è stato spesso descritto come l'interpretazione dell'Islam da cui nascono l'estremismo e il terrorismo odierni. Il mese scorso un nuovo rapporto ufficiale degli Usa sull'11 settembre 2001 ha evidenziato collegamenti tra i terroristi e le autorità saudite.

fonte http://it.sputniknews.com/opinioni/20160817/3275489/arabia-saudita-hillary-clinton.html

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