Translate

sabato 17 settembre 2016

Eugenetica Usa e getta.Di Stefano Davidson


Giusto per capire appena un po' chi sono e cosa hanno rappresentato e stanno rappresentando per l'umanità coloro che appoggiano il SI dagli USA attraverso le parole del loro ambasciatore a Roma:
Cominciamo dalle leggi razziali e dal programma eugenetico:
è in America infatti che si è cercato per la prima volta di ripulire la società dagli esseri “inadeguati”, tanto che nel 1907 l’Indiana ha legalizzato la sterilizzazione per il controllo della razza, seguito a ruota dalla California e da Washington State nel 1909. In tutto 32 stati americani hanno approvato una legge per l’eugenetica, che è stata definita legale su tutto il territorio dell’Unione dalla Corte Suprema nel 1927, in seguito al caso Buck v. Bell. Leggi a favore di questa pratica sono continuate ad esistere in alcuni stati fino agli inizi degli anni ’80, quando l’Oregon (oggi uno degli Stati più progressisti dell’Unione) ha sterilizzato l’ultima donna. Nel 1983 ci si è infine decisi a chiudere l’ex Board of Eugenics che nel frattempo, visto il termine poco edificante, era stato rinominato Board of Social Protection. Si è trattata della fine formale di un’epoca, anche se il progetto aveva iniziato a perdere consensi già negli anni ’40, con la condanna internazionale del nazismo e la scoperta dei campi di concentramento.
Prima di allora però parlare di eugenetica in America era tutt’altro che tabù. Nel 1920 a Topeka, in Kansas, si tiene per la prima volta il Fitter Family, un concorso annuale che continua fino al 1940, in cui si premiavano le famiglie con i migliori caratteri genetici d’America. Negli stessi anni in Indiana si svolge il Better Baby Contest, nel quale vengono scelti i bambini che rispettano i canoni della razza stabiliti dagli istituti di eugenetica americani. Ma questi incontri erano anche il momento per fare informazione e diffondere le idee di pulizia della razza. Vengono distribuiti centinaia di volantini, libri, saggi e studi sull’eugenetica, materiale poco conosciuto che oggi è conservato all’interno degli archivi dell’American Philosophical Society di Philadelphia. Nell’edificio di mattoncini rossi in stile neoclassico in cui ha sede l’associazione mi accoglie una donna sui 65 anni che mi accompagna all’interno dell’archivio. Mi fa compilare una serie di carte e ricevo il materiale (non tutto in originale) che posso consultare solo indossando guanti e sotto il suo controllo. All’interno della sala le biro sono vietate ed è possibile portare solo una matita e un foglio bianco sul quale prendere appunti. “Genitori selezionati possono avere figli migliori, questo è il grande scopo dell’eugenetica”, leggo su un volantino intitolato Il triangolo della vita. “Per quanto tempo noi americani saremo ancora così attenti alla razza dei nostri maiali, dei nostri polli e del nostro bestiame, mentre trascuriamo la stirpe dei nostri bambini?”, leggo in un altro annuncio scritto a mano. Ci sono anche diversi testi che parlano della California e della Human Betterment Foundation, l’associazione che nello stato si occupò di diffondere queste idee.
Un discorso a parte riguarda proprio la California, che tra il 1910 e il 1930 diventa il principale punto di diffusione, in America e poi in Europa, della sterilizzazione selettiva, tanto che in quegli anni diversi scienziati californiani intrattengono contatti e carteggi con esponenti della Germania nazista. In The Nazi Connection il ricercatore Stefan Kühl racconta in modo minuzioso questi incontri, sottolineando come le istituzioni che si occupavano di eugenetica negli Stati Uniti fossero soddisfatte per il modo in cui il regime tedesco stesse mettendo in pratica alcune delle loro teorie. Se infatti in America – a parte rarissimi casi – non si diede mai il via a un estensivo piano di selezione attiva della razza, questo però non significa che l’eugenetica non avesse suscitato un forte interesse all’interno della comunità scientifica. Istituzioni come la Carnegie o la Rockefeller Foundation donano soldi e strutture. Tra il 1910 e il 1939, per esempio, l’Eugenics Record Office della Carnagie pubblicò una serie di ricerche sull’argomento: spingendosi a scrivere che il miglior metodo per sopprimere le persone indesiderate era la camera a gas.Il programma “eugenetico” di sterilizzazione fu applicato negli Stati Uniti a 60 mila persone. Il North Carolina continuò fino agli anni Settanta a praticare le sterilizzazioni forzate su almeno 7.600 uomini e donne giudicati “intellettualmente o socialmente inadatti”. Il disegno eugenetico ebbe forza negli Stati Uniti per gran parte del XX secolo.
La prima legge sulla sterilizzazione forzata entrò in vigore nel 1907 nell’Indiana. Successivamente, questa prassi fu adottata da altri ventinove stati, tra cui la Virginia nel 1924, e continuò fino al 1979. Le leggi imponevano la sterilizzazione alle persone “socialmente inadeguate”: malati di mente, “promiscui”, albini, alcolizzati, talassemici, epilettici, immigrati come irlandesi e italiani, afroamericani e messicani. A tale scopo inventarono persino l’Iq, l’esame del quoziente di intelligenza. La sola California sterilizzò oltre 20 mila persone, un vero record. Il settanta per cento delle operazioni è avvenuto dopo il 1945.
Oggi il movimento eugenetico americano fa parte del rimosso della storia recente degli USA e l’eugenetica rimane un pensiero minoritario, lontano dal mondo accademico e portato avanti solo dalla Society for Biodemography and Social Biology, l’ex American Eugenics Society. Dopo la scoperta dei campi di concentramento nazisti infatti c’è stato un cambiamento repentino di orientamento e in pochi anni la maggior parte delle istituzioni e delle università (molti professori di Stanford, Yale, Harvard e Princeton) che sostenevano apertamente il miglioramento della razza, smisero di patrocinare una causa divenuta ormai un tabù. E così, in pochi, per esempio, ricordano che David Starr Jordan – presidente e fondatore della Stanford University di Palo Alto, in California – è stato uno dei principali teorici del rapporto tra razza e sangue, con il saggio del 1902, Blood of the Nation. E ancora meno sono al corrente di come il movimento fosse trasversale all’interno della società americana degli anni ’20 e ’30, tanto da coinvolgere pensatori progressisti, accademici e infine anche la Corte suprema, definita da Imbecilles come la vera responsabile della sterilizzazione di oltre 70.000 persone “indesiderate":
In Europa Hitler e i suoi seguaci vittimizzarono un intero continente e sterminarono milioni di persone nel conseguimento della cosiddetta “Razza Padrona”. Ma il concetto di una razza padrona nordica, bianca, dai biondi capelli e occhi azzurri come abbiamo visto NON ebbe origine da Hitler. .
Elementi di questa filosofia furono alla base di leggi nazionali, varate in ben 27 Stati degli USA, che introducevano la sterilizzazione forzata, la segregazione e restrizioni al matrimonio.
Con il risultato che dottori eugenetici sterilizzarono coattivamente 60.000 americani, mentre ad altre migliaia fu vietato il matrimonio o fu imposto il soggiorno in “colonie”, oltre ad un numero imprecisato che fu vessato con modalità che solo ora stanno venendo alla luce. Quasi la metà delle sterilizzazioni coatte eseguite negli USA prima del II° conflitto mondiale avvennero in California, ed anche nel dopoguerra vi si registrarono un terzo di tutte queste “operazioni chirurgiche”.
Come nacque l’eugenetica negli USA?
Sir Francis Galton (1822–1911), un lontano cugino del famoso evoluzionista inglese Charles Darwin (1809-1882), teorizzò nel 1863 che se gente di talento si sposasse solo con altre persone di talento si avrebbe come risultato tangibile una migliore progenie. Sul finire del secolo le idee di Galton approdarono negli USA, contemporaneamente alla riscoperta dei principi dell’ereditarietà di Mendel.
I sostenitori americani dell’eugenetica credettero con un fervore quasi religioso che gli stessi concetti mendeliani che determinano il colore e la dimensione dei piselli, del grano e del bestiame governavano anche il carattere sociale ed intellettuale dell’uomo. Le razze superiori che il movimento eugenetico voleva conseguire non erano tuttavia popolate solo da elementi alti, forti e dotati. Gli eugenetici bramavano i tipi nordici, biondi e con gli occhi azzurri. Essi credevano infatti che solo tale gruppo era “idoneo” ad ereditare la Terra.
In seguito il movimento tese ad escludere negri emancipati, italiani, immigrati dall’Europa dell’Est, ispanici, asiatici, gli indiani, gli ebrei, i poveri, gli infermi, e chiunque fosse classificato al di fuori delle linee genetiche tracciate dagli etnologhi americani.
A proposito degli italiani, il più imponente linciaggio di massa della storia americana fu perpretato nel 1891 a New Orleans, contro undici di essi. Indicati come gli assassini del capo della polizia David Hennessey, gli italiani furono arbitrariamente arrestati e successivamente trucidati brutalmente da una teppaglia che assaltò il carcere. Dei testimoni asserirono che durante l’impresa le grida di giubilo “furono quasi assordanti”. Durante i disordini furono udite urla del tipo “Impicchiamo i dagos (corruzione di Diego)”. Un quotidiano riportò l’incidente con questa frase: “Il piccolo carcere era gremito di siciliani, che con le loro fronti basse e sfuggenti, la loro pelle scura, il loro aspetto ripugnante e trasandato testimoniano della loro natura brutale”. In seguito centinaia di italiani immigrati, molti dei quali estranei ad atti criminali, furono arrestati senza un motivo plausibile.
La California era considerata l’epicentro del movimento eugenetico americano. Durante la prima decade del XX° secolo fecero parte degli eugenetici californiani scienziati razzisti quali il Dott. Paul Popenoe, specialista militare in malattie veneree, Paul Gosney, magnate degli agrumi e benefattore, Charles M. Goethe, banchiere di Sacramento, fino a membri del “Consiglio di Stato per la Beneficienza e i Riformatori” e del “Consiglio dei Reggenti dell’Università di California”.
L’eugenetica sarebbe rimasta confinata tra le bizzarre chiacchere da salotto se non fosse stata intensamente finanziata da facoltosi imprenditori filantropi, e precisamente dalla Carnegie Institution, dalla Rockfeller Foundation e dal re delle ferrovie E. H. Harriman. Furono loro a sostenere i più stimati scienziati d’America, riveriti in università prestigiose quali quelle di Stanford, Yale, Harvard e Princeton, accademici che sposarono la teoria della razza simulando e interpretando i dati in funzione degli scopi razzisti dell’eugenetica. Fu David Starr Jordan, presidente della Stanford, a coniare la nozione di “razza e sangue” nella sua missiva razziale del 1902 Sangue di una Nazione, nella quale lo studioso universitario dichiarò che qualità e condizioni quali talento e povertà venivano trasmessi attraverso il sangue. Harriman finanziò enti di beneficienza locali, quali l’Agenzia delle Industrie e Immigrazione di New York, per individuare ebrei, italiani e altri immigrati presenti in New York ed altre città affollate allo scopo di deportarli, confinarli o sterilizzarli. Per inciso, l’impero di famiglia Harriman è parte integrante della potentissima organizzazione segreta “Skull and Bones” (teschio e tibie), che annovera membri quali il presidente G. W. Bush e controlla il Council on Foreign Relations, universalmente considerato il “governo ombra” degli USA.
La Rockefeller Foundation contribuì finanziariamente al programma eugenetico tedesco, compreso quello sul quale lavorò il famigerato Dott. Josef Mengele prima di andare ad Auschwitz. Come si intendeva attuare la pulizia etnica? Identificando i cosiddetti alberi famigliari “difettosi” e assoggettandoli ad una perenne segregazione e a programmi di sterilizzazione che avrebbero soppresso la loro discendenza. Il piano maestro era quello di liquidare le capacità riproduttive di coloro ritenuti deboli e inferiori – i cosiddetti “non idonei”. Gli eugenetici americani, che reinterpretarono le assunzioni di Galton in chiave repressiva e razzista, speravano così di neutralizzare il 10% della popolazione in un sol colpo, finché nessuno fosse rimasto tranne loro stessi. Il più comune metodo eugenetico suggerito in America fu quello della “camera letale”, o camere a gas pubbliche operate a livello locale. Nel 1918 il Dott. Popenoe fu il coautore di un manuale molto diffuso, Eugenetica Applicata, in cui si sosteneva: “Da un punto di vista storico il primo metodo che si presenta è quello dell’esecuzione… Il suo valore nel mantenere un elevato standard della razza non dovrebbe essere sottovalutato”. Eugenetica Applicata riservò anche un capitolo alla “Selezione Letale”, che assicurava la distruzione dell’individuo tramite condizioni ambientali sfavorevoli, quali il freddo eccessivo, le infezioni batteriche, ecc. Si giunse al punto di sterilizzare alcune donne di Sonoma (California) per via del loro clitoride troppo voluminoso! I fautori dell’eugenetica non ritenevano che la società americana fosse pronta ad implementare una soluzione letale pianificata, ma molti medici e istituzioni di salute mentale praticarono di propria iniziativa soluzioni letali improvvisate. Un istituto di Lincoln, nello stato dell’Illinois, nutrì i pazienti ricoverati con latte di mucche affette da tubercolosi, confidando nella presunta immunità degli individui eugeneticamente più forti. Il risultato fu che a Lincoln il tasso annuale di mortalità raggiunse il 30-40%. Alcuni dottori praticarono l’”eugenocidio” passivo sui neonati, mentre altri, operanti in strutture di igiene mentale, si astennero dal provvedere le cure necessarie.
Solo quando fu sufficientemente stabilita negli Stati Uniti l’eugenetica venne trapiantata in Germania dagli eugenetici americani, che non lesinarono sforzi nel pubblicare e far circolare tra i funzionari e gli scienziati tedeschi opuscoli che esaltavano le virtù della sterilizzazione. Lo stesso Hitler studiò le leggi dell’eugenetica americana. Tentò anche di legittimare il suo viscerale antisemitismo con concetti medico-scientifici, rivestendolo con la più gradevole parvenza pseudoscientifica dell’eugenetica. Hitler fu così in grado di vantare quell’approccio scientifico che gli permise di reclutare più sostenitori tra i tedeschi moderati. Mentre l’odio razziale scaturiva dalla sua mente, il profilo intellettuale che Hitler adottò nel 1924 fu preparato in America. Durante gli anni ’20 scienziati eugenetici della Carnegie Institution coltivarono profonde relazioni personali e professionali con la loro controparte nazista della Germania. Nel Mein Kampf, pubblicato nel 1924, Hitler citava l’ideologia eugenetica americana, dimostrando una conoscenza approfondita della stessa. “C’è oggi uno stato”, scrisse Hitler, “ove si possono scorgere i tenui inizi di una migliore concezione della cittadinanza. Non è, ovviamente, il nostro modello di Repubblica Tedesca, ma gli Stati Uniti”.
Il progetto di “igiene sociale” esposto nel Mein Kampf si era in effetti ispirato al modello dell’Immigration Restriction Act (1924), che precludeva l’ingresso negli USA a chiunque soffrisse di malattie ereditarie; lo stesso trattamento era riservato agli immigrati provenienti dall’Europa del Sud e dell’Est. Hitler mise orgogliosamente al corrente i suoi camerati di come seguì attentamente il progresso del movimento eugenetico americano. “Ho studiato con grande interesse”, disse a un seguace nazista, “le leggi di diversi stati americani riguardanti la prevenzione della riproduzione di persone la cui progenie sarebbe, con tutta probabilità, di nessun valore, se non nociva alla stirpe umana”.
Hitler giunse sino a scrivere al leader eugenetico Madison Grant una lettera ricolma di ammirazione per il suo libro Il Passaggio della Grande Razza, definito la propria “bibbia”.
Persino la Corte Suprema degli Stati Uniti ratificò alcuni aspetti dell’eugenetica. Il giudice Oliver Wendell Holmes scrisse nella infame decisione presa dalla Corte Suprema nel 1927: “E’ meglio per tutto il mondo se la società potesse, invece di rimanere in attesa di punire i crimini di progenie degenerata, o lasciarla morire di inedia per la propria imbecillità, prevenire coloro che sono manifestamente inidonei a continuare la loro specie… Tre generazioni di imbecilli sono sufficienti”. Quando in Germania, nel 1934, le sterilizzazioni superarono la quota di 5.000 al mese, il leader eugenetico californiano C. M. Goethe, appena rientrato da quel paese, si vantò con un importante collega in questi termini: “Sarai interessato a sapere che il tuo lavoro ha giocato un ruolo importante nel modellare le opinioni del gruppo di intellettuali che sta dietro Hitler in questo programma epico. Ho percepito ovunque che le loro opinioni sono state notevolmente stimolate dal pensiero americano…
A distanza di dieci dall’emanazione in Virginia dello Sterilization Act, Joseph DeJarnette, sovrintendente del Virginia’s Western State Hospital, osservò sul Richmond Times-Dispatch che “I tedeschi ci stanno battendo al nostro gioco”.
Sempre in merito a stermini razziali attuati dagli U.S.A e a quanto fatto ai nativi americani (gli indiani) :
Per genocidio dei nativi americani, detto anche genocidio indiano, olocausto americano (in inglese American Holocaust o Indian Holocaust) o catastrofe demografica dei nativi americani, si intende il calo demografico e lo sterminio dei nativi americani (detti anche indiani d'America, pellerossa o, nel centro-sud America, indios e amerindi), avvenuto dall'arrivo dei bianchi alla fine del XIX secolo, periodo in cui, si ritene che un numero tra i 50 e i 100 milioni di nativi morirono a causa dei colonizzatori, come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie contro cui i popoli nativi non avevano assolutamente difese, mentre molti furono oggetto di deliberato sterminio, poiché considerati barbari. Per altri la cifra supera i 100 milioni di morti in 500 anni, fino ad arrivare a 114 milioni.
Diversi sono i motivi, anche se principalmente la causa fu l'obiettivo di impossessarsi delle terre e delle ricchezze dei nativi, spesso giustificando in maniera ideologica o pratica gli stermini; gli stessi nativi aztechi e inca, che praticavano sacrifici umani, spesso però si erano convertiti al cristianesimo e avevano abbandonato questi riti, ma nonostante ciò erano considerati esseri inferiori e spesso da schiavizzare e la stessa sorte toccò ai nativi pacifici. Nel Nordamerica morirono meno nativi che nel resto del continente, ma l'impatto fu più devastante a causa del numero più esiguo. Nel 1890 rimanevano 250.000 individui, e si stima che l'80 % (1 milione) fosse stato sterminato nel crollo demografico tra il 1600 e il 1890. Pochi anni prima della guerra di Secessione Americana e della nascita degli Stati Uniti, sir Jeffrey Amherst fu il comandante delle forze anglo-americane nella "guerra Franco-Indiana", capitolo nordamericano della guerra dei sette anni. Per fiaccare la resistenza delle tribù indiane, alleate dei Francesi, il generale Amherst pianificò ed autorizzò il progetto di contaminare le tribù indiane ostili con il virus del vaiolo.
Per questo si suole parlare di genocidio dei nativi americani o genocidio indiano, nonché di etnocidio. Nativi e soprattutto meticci costituiscono però ancora una gran parte della popolazione sudamericana, mentre sono una piccola minoranza nel nord.
I metodi di sterminio e segregazioni attuati contro i nativi nordamericani, secondo lo studioso John Toland, vennero presi a modello (assieme al genocidio armeno e altri stermini o forme di razzismo come l'apartheid o il razzismo contro i neri e le minoranze negli Stati Uniti) da Adolf Hitler nell'attuazione dell'Olocausto contro ebrei, rom e altre minoranze etniche e politiche e, in generale, della politica razziale nella Germania nazista nonché da tutti coloro che hanno percorso la strada della purificazione razziale.
Armi di distruzione di massa, armi atomiche, armi batteriologiche... Con il pretesto di distruggere le inesistenti armi di distruzione di massa irachene gli USA hanno invaso ed occupato una nazione sovrana (cui loro avevano fornito armi nella guerra contro l'Iran di Khomeini), ne hanno abbattuto il governo, perseguitato e distrutto la classe dirigente, instaurato un regime compiacente. Hanno deliberatamente suscitato in tutto il mondo arabo l' ostilità tra sunniti e sciiti e fomentato una sanguinosa guerra civile e religiosa che probabilmente avrà conseguenze per molti anni a venire.
La storia ci ha però insegnato che i veri ideatori e, probabilmente, gli unici utilizzatori di armi di distruzione di massa fino ad oggi sono proprio gli USA. Gli USA hanno sempre coltivato il deliberato proposito di non fare la guerra solo agli eserciti, ma colpire la stessa popolazione nemica: nel loro modo di fare la guerra è sempre presente e manifesta una costante tentazione verso il genocidio. I bombardamenti strategici delle città tedesche e giapponesi, l' uso della bomba atomica a guerra conclusa, i 4 milioni di morti vietnamiti, i 10 anni di sanzioni all' Iraq, l'embargo a Cuba, la questione siriana etc... ne sono solo alcuni degli esempi sotto gli occhi di tutti.
Che dire, è bella gente a cui dare retta?
Stefano Davidson
.
fonti: me stesso, A.d'Ovidio, A.Chiodi

Nessun commento:

Posta un commento