Translate

mercoledì 12 ottobre 2016

Scandalo email: quei giornalisti al servizio di Hillary


Le nuove email trapelate rivelano l'intimo rapporto con la stampa dello staff elettorale Clinton, con tanti cronisti a comando nelle maggiori testate [Glenn Greenwald]

di Glenn Greenwald e Lee Fang.

I DOCUMENTI DI STRATEGIA INTERNA e le email tra i membri dello staff elettorale di Hillary Clinton fanno luce sia sulle amichevoli e assai proficue relazioni tra lo staff elettorale clintoniano e vari esponenti della stampa americana, sia sulle strategie della macchina elettorale per manipolare quelle relazioni.
Le email sono state fornite a The Intercept da una fonte che si identifica come Guccifer 2.0, che a quanto si dice si è già reso responsabile di notevoli attacchi informatici, tra cui uno che aveva come obiettivo il Comitato nazionale democratico (DNC) e ha provocato le dimissioni dei suoi quattro più alti funzionari. Venerdì scorso funzionari dell'amministrazione Obama hanno dichiarato che i responsabili di quello e di altri attacchi informatici erano «funzionari russi del più alto grado», anche se non hanno fornito alcuna prova di tale affermazione.
Come questi documenti interni dimostrano, una componente principale della strategia della campagna Clinton è garantire che giornalisti ritenuti favorevoli a Hilary siano incaricati di raccontare le notizie che la campagna vuole che siano diffuse.
Talvolta lo staff elettorale della Clinton non solo ha redatto internamente le storie che si voleva fossero pubblicate, ma ha anche specificato ciò che doveva essere citato "on background"(l'informazione può essere pubblicata, ma solo secondo condizioni negoziate con la fonte, ndt) e ciò che doveva essere raccontato "on the record" (l'informazione è ufficiale e può essere utilizzata senza restrizioni citando la fonte, ndt).
Il documento strategico del primo gennaio 2015 − progettato per fabbricare storie sul percorso che ha portato la Clinton a decidere di candidarsi alla presidenza - ha individuato Maggie Haberman, che allora era reporter del quotidiano Politico e oggi segue le elezioni per ilNew York Times, come "giornalista amica" che aveva "messo su"storie per loro in passato e non li ha "mai delusi". Nick Merrill, l'addetto stampa della campagna, ha elaborato questo memorandum in base alle informazioni del documento:




Allestire una storia
Come detto al telefono, siamo tutti d'accordo che è il momento giusto per metter su una storia con un giornalista amico che nei prossimi giorni ci metta in una posizione un po' più trasparente mentre raggiungiamo gli obiettivi di cui sopra.

Chi
Per qualcosa del genere, soprattutto se non ci siamo noi a sistemare le cose per gli altri, riteniamo sia importante andare sul sicuro con ciò che ha funzionato in passato, con una pubblicazione che raggiungerà la gente del settore con finalità di reclutamento.
Dall'anno scorso abbiamo un ottimo rapporto con Maggie Haberman diPolitico. Ha già messo su storie per noi e non siamo mai stati delusi. Anche se dovremmo al più presto parlare in modo approfondito di una strategia più ampia per riorganizzare il circuito delle notizie intorno a HRC (Hillary Rodham Clinton, ndt), pensiamo di poter raggiungere il nostro obiettivo e ottenere il miglior risultato rivolgendoci a Maggie.


Tale documento strategico ha fornito un esempio di come i collaboratori della Clinton potrebbero indurre la Haberman a scrivere una storia sulla scrupolosità e la profonda introspezione che hanno caratterizzato il processo decisionale di Hillary. Il mese successivo, quando era al Times, la Haberman ha pubblicato due storie sul processo di valutazione della Clinton; in questo caso le storie della Haberman erano più sofisticate, ricche di sfumature e in qualche modo più critiche rispetto a ciò che prefigurava il memorandum. 

Ma comunque hanno raggiunto l'obiettivo che volevano realizzare i collaboratori della Clinton: lanciare una parvenza di trasparenza sul processo di valutazione della Clinton in un modo che ha reso chiaro che lei si muoveva prudentemente, ma inesorabilmente, verso la candidatura presidenziale.

Avendo avuto più di 24 ore per contestare l'autenticità di questi documenti e rispondere, Merrill non ha risposto alle nostre email e la Haberman ha rifiutato di commentare.

Altri documenti elencano quelli che la campagna considera come loro"sostituti" più affidabili − come Hilary Rosen della CNN e Donna Brazile, o come la presidente del Center for American Progress (CAP) Neera Tanden − ma poi sono elencati come operativi anche quelli ritenuti buoni "aiutanti progressisti" o altri personaggi della stampa potenzialmente amici che potrebbe essere utile contattare con messaggistica. I metadati del documento sostitutivo indicano che il file è stato scritto da Jennifer Palmieri, direttrice della comunicazione della campagna. Come The Intercept ha precedentemente riferitogli esperti abitualmente presenti nei notiziari via cavo sono stati pagati dallo staff elettorale Clinton e senza che al riguardo si evidenziasse alcuna informazione quando apparivano: molti di loro, tra cui Stephanie Cutter e Maria Cardona, sono compresi in questa lista di "sostituti".


Liste dei "Progressive Helpers" (trad.: "aiutanti progressisti") e delle "Columnist/Pundit Calls" (trad.: "Chiamate a Editorialisti/Esperti")



La macchina elettorale di Hillary Clinton ama fare uso di festesfarzose, intime, del tutto informali, tra alti collaboratori della campagna e personalità di spicco dei mezzi di informazione. In un appunto − stilato, secondo i metadati del documento, dal vice-addetto stampa Jesse Ferguson − è stato descritto nell'aprile 2015 uno dei raduni più meticolosamente pianificati e che si sarebbe tenuto a breve, il 10 aprile, prima dell'annuncio ufficiale della candidatura della Clinton. L'evento in questione è stato un cocktail party per figure emergenti e del più alto livello dello staff della Clinton, a casa del suo stratega Joel Benenson nell'Upper East Side, un incontro completamente informale organizzato per far conoscere la comunicazione della campagna:


MEMO DELL'EVENTO
DA: Jesse Ferguson
RISPOSTA: Cocktail di Benenson del 10 aprile 2015

È una cena informale con i principali giornalisti nazionali, in particolare (ma non solo) quelli che hanno base a New York. Gran parte del gruppo dei giornalisti, conduttori e direttori che contano.
Gli obiettivi della cena comprendono:
(1) Fornire ai giornalisti i primi spunti dalla squadra Clinton in vista dell'annuncio
(2) Impostare le prospettive per la fase di annuncio e lancio
(3) Definire il messaggio della Clinton e definire la candidatura
(4) Godersi il drink del venerdì sera prima di lavorare di più.
ORA/DATA: Come promemoria, l'evento è organizzato per le 18:30 di venerdì 10 aprile. Ci sono vari partecipanti − tra cui Diane Sawyer − che arrivano puntualmente alle 18:30 ma che se ne devono andare alle 19:00.

RISPOSTA DEI GIORNALISTI ALL'INVITO
YES (SÌ)
UNKNOWN (SCONOSCIUTO)
DECLINED (RIFIUTATO)


Un separato scambio di email tra membri dello staff Clinton (non tra quelli forniti da Guccifer 2.0 ma apparso sul sito DCLeaks.com all'inizio di questa settimana) contiene pianificazioni per un incontro a parte per i giornalisti, in forma non ufficiale, previsto per maggio. Cibo e bevande sono stati forniti dalla campagna ai giornalisti che se ne occupavano, a condizione che niente di ciò che si fosse detto sarebbe stato riferito in pubblico.

Molte delle ricorrenti tattiche della Clinton per la gestione della stampa erano state create dalla propaganda prima ancora che lei annunciasse la sua candidatura. Un memorandum del 13 marzo 2015 del manager elettorale clintoniano Robby Mook permette di comprendere meglio alcune delle tattiche impiegate dalla campagna per plasmare l'informazione mediatica a proprio piacimento. In particolare, Mook era preoccupato dal fatto che i giornalisti incaricati di seguire la Clinton avevano bisogno di essere alimentati da un flusso costante di storie gradite alla campagna. Come dice lui, una strategia decisiva è stata quella di «fornire ai giornalisti che danno quotidianamente notizie su HRC informazioni diverse dalle inutili storie sulla fondazione, le email, eccetera.»


Questo piano si basa su due presupposti fondamentali:
1) Essendoci un corpo di stampa incaricato di occuparsi delle notizie su HRC, scriveranno su di lei indipendentemente dal fatto che scegliamo di fare notizia o no.
2) Non ci vuole molto per HRC a fare notizia: abbiamo visto come un semplice tweet sull'Iran ha avuto una notevole attenzione mediatica.

In questa fase ci sono tre principali obiettivi strategici:
1) Costringere i repubblicani in difesa e/o obbligarli a prendere posizioni sfavorevoli facendoli agire negli ambiti politici in modo limitato.
2) Fornire ai giornalisti che danno quotidianamente notizie su HRC informazioni diverse dalle inutili storie sulla fondazione, le email, eccetera.
3) Mostrare agli attivisti democratici alcuni "contrattacchi" da parte di HRC per creare energia ed entusiasmo in vista del lancio.

I passaggi dell'iniziativa sono riassumibili in cinque differenti raggruppamenti tattici:
1) Attacco sulle questioni: HRC dovrebbe attaccare "il Congresso repubblicano". Non abbiamo un unico candidato repubblicano da contrastare, quindi dovremmo sfidare l'organismo politico meno popolare − il Congresso repubblicano − ove opportuno. Ci saranno momenti, come con il tweet sull'Iran, in cui sarà nel nostro interesse inserire quelli del 2016 e archiviarli. Ma, in generale, non dovremmo occuparcene direttamente.
2) Attacco sul processo: sappiamo che i giornalisti stanno per scriverlo, quindi imbastiamo le storie del processo su come la campagna prende forma nello staff e nella strategia, e iniziamo a sfruttare la pressione che loro si trovano ad affrontare per produrre nuovo materiale quando non è sempre disponibile.
3) Social media: vogliamo incrementare l'attività di HRC nei social media con semplici commenti su articoli importanti, notizie del giorno e umorismo.
4) Attacco a candidati repubblicani: è guidato dal Comitato nazionale democratico (DNC) e dai comitati fiancheggiatori. Coordiniamo l'attività con il DNC nel miglior modo possibile.
5) Coinvolgimento di gente qualunque: questo andrà da incontri informali con persone normali all'interazione sui social media, in cui HRC interagisce con persone reali presenti nei mezzi di comunicazione. Ciò include inoltre un impegno per ottenere supporti per scrivere articoli / lettere / eccetera definendo il loro lavoro con HRC e / o il loro sostegno per la sua agenda.


Tutte le campagne presidenziali hanno i loro giornalisti preferiti, cercano di preparare le storie che vogliono siano pubblicate e tentano in più modi di ingraziarsi i giornalisti. Queste tattiche non sono certo limitate alla campagna Clinton (i liberals nel 2008 si infuriarono quando i giornalisti andarono al ranch di John McCain in Arizona per un barbecue non ufficiale). Ma questi rituali e dinamiche tra le campagne politiche e i giornalisti che se ne occupano sono tipicamente svolti al buio, indipendentemente da quanto importanti possano essere. Questi documenti forniscono uno sguardo prezioso all'interno di quel processo.

Traduzione per Megachip a cura di Emilio Marco Piano.
http://megachip.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=126637&typeb=0

Nessun commento:

Posta un commento